Il titolo di questo Ottavo rapporto annuale su Torino, Senza rete, lo abbiamo scelto per tante ragioni: perché senza rete significa cose diverse e tutte hanno a che fare con l'immagine della città che il Rapporto quest'anno restituisce. In primo luogo, però, Senza rete significa essersi bruciati i ponti alle spalle, non avere più scuse: l'anno olimpico ha davero segnato una discontinuità, in parte per effetto diretto del grande evento, in parte per la coincidenza con la chiusura un ciclo di recessione e il ritorno alla crescita.
Da cenni, in effetti, non si registrava a Torino una tale concentrazione di pubblico, attenzione, ribalta mediatica, investimenti. Il 2006 è stato caratterizzato da un clima di euforia collettiva, in cui molti hanno sottolineato la rilevanza strategica dei grandi eventi. In che misura, però, questi sono davvero utili per lo sviluppo di una città? E quali lo sono di più?
Dei grandi eventi e delle loro ricadute sul territorio si occupa l'intera prima parte del Rapporto, mentre la seconda e la terza guardano all'economia della conoscenza e alle trasformazioni urbane (alla discussione verranno dedicati due specifici approfondimenti seminariali. Intanto però, a confrontarsi sul futuro della città e sul sistema di relazioni che deve sostenerlo (sta qui una seconda accezione del titolo) chiamiamo quest'anno coloro che, per età, di questo futuro saranno i protagonisti.