(a cura del Prof. Sergio Ricossa)
L'economista torinese Giorgio Rota (1944 - 1984) si è laureato in economia nel 1967, discutendo la tesi con Sergio Ricossa. Dopo essere stato assistente del medesimo professore, nel 1980 saliva alla cattedra di Economia Politica, presso la Facoltà di Economia e Commercio di Torino, iniziando una breve, ma intensa carriera accademica.
Le sue pubblicazioni scientifiche abbracciano diversi temi: l'economia dei beni di consumo durevoli, l'economia del risparmio, il mercato monetario e finanziario, l'inflazione e la variazione dei prezzi relativi, il debito pubblico. In ogni caso, Giorgio Rota aggiungeva all'interesse puramente scientifico un coinvolgimento personale, che gli permetteva di trasfondere nei suoi scritti le sue esperienze di vita, anche quelle non meramente professionali.
Giorgio Rota era, infatti, un uomo attivo in vari campi pubblici e privati. Attento osservatore del mondo dell'impresa e del credito, per individuarne linee di sviluppo o di involuzione, alle sue analisi ed ai suoi consigli hanno fatto ricorso, fra gli altri, il Ministero dell' Industria, la Confindustria, l'Unione Industriale di Torino, i vertici della Fiat e dell'Olivetti. Collaboratore della Fondazione Agnelli, era stato uno dei più impegnati e attivi animatori del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino, sin dalla fondazione.
Ma egli era anche collezionista di gusto, appassionato di numismatica, storico della moneta. Da professionista o da dilettante egli era presente in diversi settori, che davano alla sua vita una ricchezza straordinaria di eventi, di conoscenze e di amici. Sebbene fosse di carattere schivo, egli mostrava un'infaticabile disponibilità verso gli altri, una cortesia esemplare, non soltanto formale.
Nella sua attività accademica e di ricercatore non amava le astrazioni eccessive, l'intellettualismo sofisticato, fine a se stesso, e questo si riscontra nella sua produzione scientifica, che presenta un carattere fortemente empirico e realistico. Molto pragmatico, molto lineare, Giorgio Rota non si collocava in alcuna scuola economica particolare, che non fosse quella del buon senso, muovendosi con agilità tra astratto e concreto. Di ispirazione liberale, si rifiutava tuttavia di abbracciare gli estremi del liberismo. Uomo di principi e di forte impegno civile, non era però un dottrinario, anzi un tollerante ed un eclettico.
Fra i suoi numerosi scritti, lasciò pagine preziose, come quelle dedicate ai prezzi relativi, nella seconda edizione del fortunato "Manuale italiano di microeconomia: che cosa si produce, come e per chi" (Torino, 1983).
Ma, forse, il meglio Giorgio Rota doveva ancora scriverlo e purtroppo non lo avremo mai. In questo senso, si può dire che i suoi quarant'anni di vita, pur così fruttuosi e intensi, non sono certo bastati affinché il suo genio manifestasse tutte le sue potenzialità. Tra le sue altre produzioni ricordiamo la serie di articoli che si trova nella rivista curata dal, già citato, Centro Luigi Einaudi, "Biblioteca della Libertà", e i suoi libri, tra i quali citiamo: "Struttura ed evoluzione dei flussi finanziari in Italia", Torino 1975; "L'inflazione in Italia (1952- 1974)", Torino 1975; "L'inflazione Per chi?", Torino 1978; "Investimenti produttivi e risparmio delle famiglie", Milano 1983; "Obiettivi Keynesiani e Spesa Pubblica non Keynesiana", Torino 1983.
Tra le sue ricerche va particolarmente citato il primo "Rapporto sul risparmio e sui risparmiatori in Italia - rilevazione relativa all'anno 1982" risultato di un'indagine sul campo condotta da BNL - Doxa - Centro Einaudi, le cui conclusioni riscossero notevole attenzione da parte degli organi di stampa.
Morendo, lasciò parecchi appunti e abbozzi di opere, che suoi amici e colleghi considerano un'eredità da sviluppare.
Talune di queste sue note, testimoniano che Giorgio Rota possedeva una acutezza logico-matematica, che restava nascosta, in parte, nei suoi articoli e volumi, dove egli amava fare emergere, in buon italiano, soltanto i risultati finali. In questo, egli era fedele all'insegnamento di Marshall, che raccomandava di servirsi della matematica per raggiungere un traguardo, ma di distruggerla dopo averlo raggiunto. Se non si è in grado di spiegare con linguaggio ordinario le conclusioni conseguite attraverso il tecnicismo, c'è da dubitare che esse siano buone.
Giorgio Rota, invece, ci riusciva, dimostrando di possedere anche notevoli qualità didattiche. Le sue spiegazioni e delucidazioni erano, infatti, caratterizzate da chiarezza e comprensibilità doti che gli erano essenziali anche nei suoi intensi rapporti con il mondo produttivo - senza nulla togliere alla complessità dei problemi e dei concetti.
Si può concludere questo profilo di Giorgio Rota, ricordando di lui la lucidità delle intuizioni nelle sue analisi su quanto si andava verificando negli andamenti dell'economia reale; il suo interesse per i processi storici, alla ricerca di differenze ed analogie; la sua fermezza nella pazienza nel sostenere i suoi punti di vista; la sua modestia e semplicità a fianco alla sua cultura e competenza; e la sua generosa bontà.